Intervento del Fratello Demetrio Rossetti, Oratore della Rispettabile Loggia “G. Libertini” n° 737 all’Oriente di Lecce, del 10 settembre 1974

Carissimi FFr. nell’accingermi a trattare l’argomento che avete ritenuto di affidarmi, sento il dovere di premettere che esso trascende le modeste mie possibilità non possedendo io quella ricchezza culturale e sopratutto quella ricchezza interiore che deve farci intuire, prima ancora che inquadrare criticamente, la vera essenza della Massoneria.
Un discorso il nostro che ci sposta sul piano dell’essere, per farci cogliere quegli aneliti di conoscenza che hanno sempre, in ogni epoca, travagliato l’uomo affannandolo nella realizzazione del proprio Io spirituale al di fuori e al di là di tutte le contingenze della propria essenza materiale.
Un travaglio che si è andato accentuando sempre più, man mano che il pensiero scientifico ha preso il sopravvento sulla scienza morale, allontanando l’uomo dalla cura della propria spiritualità.
Un travaglio che ha visto l’Uomo, come essere raziocinante, spingersi sul sentiero della conoscenza alla ricerca della sua prima origine e del fine ultimo della propria esistenza.
Ora, tutto questo io ritengo racchiuda la prima vera essenza dell’istituzione muratoria la quale, nella sua radice iniziatica e attraverso la sua matrice iniziatica, esprime questo bisogno primario di conoscenza, questa necessità dell’Uomo di ritrovare se stesso, questa necessità dell’Uomo di ritrovarsi in tutto ciò che lo circonda, questa necessità dell’Uomo di librerarsi da tutto ciò che lo appesantisce, per potersi elevare, per poter superare le barriere e i limiti della materialità e quasi raggiungere e confondersi con la luce viva dalla quale deriva la ragione e l’essenza della sua esistenza.
Questo sforzo dell’uomo di rubare, di sottrarre alla tenebra dell’ignoranza e alla tenebra del pregiudizio il fuoco, la luce della conoscenza ora, tutto questo per me è Massoneria.
Ecco perché io dico, a dispetto di ogni ricerca storiografica, che la Massoneria è sempre esistita, è sempre stata; che la Massoneria è là dove è sorto il primo dramma spirituale dell’uomo.
La Massoneria è nata ed ha affondato le sue radici nell’animo dell’uomo, succhiando, alimentandosi della linfa spirituale racchiusa in ciascuno di noi per restituire all’uomo stesso i propri frutti.
Con ciò la Massoneria, identificandosi con questa necessità di conoscenza e di ricerca, in questa necessità di superamento, si pone al di sopra di tutti quei movimenti quelle chiese quei gruppi quelle associazioni che hanno sì avvertito questo bisogno umano della loro esistenza storica, lo hanno mortificato, imprigionato, costretto in dogmi, in limiti, hanno tolto all’uomo la libertà della propria vita.
E in tutto questo cammino io vedo l’uomo rivivere la stessa metamorfosi del baco da seta che si trasforma in farfalla: Egli si chiude nel bozzolo, rode il bozzolo, esce liberamente, spazia nell’universo per deporre i suoi semi e per dare vita a nuove vite.
Ora questo è il massone, questa è la Massoneria: E’ una qualche cosa, è un movimento, una istituzione che ci offre questa tematica, che ci offre gli strumenti perché ciascuno di noi, nella sua piena libertà di ricerca, possa muoversi verso la conquista della verità e possa finalmente ritrovarsi e ritrovare sé stesso.
FFr. miei forse io dico delle cose che voi già sapete, che voi già conoscete, che forse voi insegnate.
La Massoneria si accosta all’uomo, raccoglie l’uomo, offre l’uomo al mondo e alla vita: Lo raccoglie con il bagaglio della sua profanità e lo aiuta a spogliarsi di questa profanità; lo aiuta a pulirsi interiormente; lo aiuta a liberarsi di tutte quante le scorie per potersi muovere con agilità e con snellezza.
E gli offre un metodo; e gli offre dei simboli e lo aiuta a ricercare un senso, una semantica di questi simboli che non fissa in principi e risoluzioni prefabbricate ma lascia all’intuizione e alla sensibilità di ciascuno scoprire e portare alla luce.
Dà all’uomo, dà all’iniziato dei punti cardinali, dà all’iniziato dei punti di orientamento parchè possa muoversi agilmente e perché non possa mai smarrire la strada della verità.
Tante volte ho detto che nel rito dell’iniziazione noi abbiamo una riproduzione plastica di tutto ciò e non saprei trovare una espressione più profonda.
Noi vediamo l’uomo che si muove, noi rivediamo l’uomo che muove i primi passi incerti e confusi, noi vediamo che l’uomo affronta le varie nuove e sempre nuove difficoltà dell’esistenza della vita. Noi vediamo che l’uomo supera queste difficoltà, supera sé stesso, supera la sua stessa natura per accostarsi alla luce e per accostarsi alla verità in purezza.
Solo in queste condizioni egli si predispone per ricevere la luce che, anche se attinta dalla sua parte più interiore e più vergine, viene restituita a lui stesso perché possa assorbirla tutta intera, perché possa gustarla, perché possa farne l’alimento di sé stesso e perché attraverso sé stesso possa restituirla agli altri fratelli di questa grande immensa umanità.
Quindi l’essenza dell’Istituzione è anche in ciò; cioè nella sua universalità che non è solo di simboli e di linguaggio ma è anche universalità di parole e di sentimenti: Il sentirsi ciascuno di noi parte di questa immensa famiglia umana, l’accostarsi agli altri con la stessa sensibilità e predisposizione di animo.
Il che ci spiega anche, dicevo poco fa nella sala dei passi perduti ad alcuni Fratelli, quella comunanza interiore, quella catena di vibrazioni che ci lega l’uno all’altro e che ci consente di trasmettere ciascuno all’altro e l’altro al primo i propri sentimenti, i propri impulsi, le ansie, i moti dell’animo.
Infatti, FFr. miei, io credo che ciascuno di noi nella vita abbia, per lo meno una volta, incontrato in una folla profana, senza avvedersene un altro fratello che non conosceva per tale ma che egli sentiva vicino a sé, che egli avvertiva vicino a sé, e ha finito per riconoscerlo innanzitutto a livello di subconscio prima ancora che attraverso il gesto, attraverso la parola e attraverso tutti quegli altri segni convenzionali che la società ci ha fornito per comunicare l’uno con l’altro.
Ora tutto ciò se esprime il senso e l’essenza della Massoneria, apre anche la strada per individuare i fini della Massoneria; la quale si muove, appunto, per creare l’Uomo, per fare l’Uomo, sicura che, offerto alla società l’Uomo, la società possa finalmente ritrovarsi e vivere fraternamente.
Ora, nello scorrere questa sera qualche nostro concetto, mi è capitata sott’occhi una espressione di Seneca, fissata nell’epistola 88, a proposito, appunto, della necessità di alimentare la nostra spiritualità e che si possa anche godere, e godere giustamente, gli stessi beni della vita; perché si possa finalmente sposare lo spirito con la scienza.
Seneca dice: “Scis quae recta sit linea: quid tibi prodest, si quid in vita rectum sit ignoras?” (Tu sai che cosa sia la linea retta: a che cosa tutto ciò ti serve se tu ignori che cosa ci sia di retto nella vita?).
A che cosa serve ciò che la scienza offre se ad un certo punto noi non sappiamo contemperare i frutti, i pregi e le ricchezze che la scienza ci porge, con una ricchezza spirituale per modo che ciascuno si senta affratellato all’altro e della scienza stessa non faccia strumento di distruzione propria e di distruzione altrui?
Un discorso FFr. miei, credo quanto mai attuale; un discorso di sempre.
Un discorso che ha visto l’umanità divisa in due schiere: una schiera di uomini, purtroppo i primi, i quali si affannano ad impossessarsi dei segreti della natura per annullare e per immiserire la propria spiritualità e sé stessi e per avviare i propri simili sul cammino della distruzione morale e spesse volte fisica. e una sparuta schiera di persone, che avendo fede nella validità dei valori dello spirito, cerca di arginare questa marea dilagante allo scopo di contenerla in argini ben precisi, per far si che l’uomo, ingigantito ed insuperbito della propria potenza, non finisce col subire le conseguenze negative di questa sua condotta.
Ora il massone, arricchito nel Tempio, esce nella vita, cammina per i sentieri della vita, portando con sé la ricchezza di questi valori.
Ed egli si accosta al mondo; egli si accosta al proprio simile e non disdegna l’abbraccio fraterno, senza guardare a colori, a posizioni politiche e religiose; vede rispecchiata in lui la sua stessa immagine, l’immagine di Chi l’ha creato, il segno di quella forza creatrice che egli porta in sé e della quale è testimone.
E gli porge il suo abbraccio; e gli porge la sua mano e si accosta a lui da fratello; e lo guarda negli occhi; e gli trasmette attraverso gli occhi quella luce irradiante di verità e di conoscenza che penetrando nelle parti più profonde dell’essere riesce ad elevarci al di sopra della materialità e delle meschinità della vita.
In questo si realizza il secondo impegno del proselitismo; cioè far si che il libero muratore non sia solo un solitario osservatore e pensatore, mai sia essenzialmente un alfiere dell’idea, un alfiere dello spirito, un servitore dell’umanità. Sia, finalmente, colui il quale, raccolto quel viatico di amore e di fraternità, lo porta a ciascuno dei propri simili perché finalmente l’Uomo possa ritrovare nell’umanità un punto di equilibrio e non un punto di contrasto e di scontro fra opposti egoismi.
Se questo sarà realizzato, se l’uomo si accosterà a tutto ciò, noi potremo dire, finalmente, che l’opera del massone è compiuta; diversamente, legati dall’impegno assunto all’atto della iniziazione, ciascuno di noi lotterà perché l’umanità migliori percorrendo la via del miglioramento individuale.
FFr. miei non aggiungo altro, Capisco di essere stato molto breve, molto sintetico, forse a volte disordinato. Ma noi comunichiamo con i sentimenti prima che con le parole. Ciascuno di noi sa quanta verità c’è in queste poche e disadorne parole. Ciascuno di Voi riuscirà con la propria saggezza e soprattutto con la propria ricchezza a completare e a migliorare il mio discorso e a far sì che, io per primo e gli altri accanto a me, ci si possa arricchire della esperienza e della conoscenza altrui.
Oriente di Lecce, 10 settembre 1974.
Demetrio Rossetti, Oratore della Loggia Libertini