Tradizione Muratoria e Ritualità

M:. V:., fratelli carissimi,
la Libera Muratoria è un Ordine Iniziatico Tradizionale e tradizione nella sua accezione etimologica non esprime altra idea se non quella di t r a s m i s s i o n e di una influenza spirituale e di un insegnamento “tradizionale” ed è cosa ben diversa da consuetudine, usanza, uso, costume ( come spesso viene frainteso nel mondo moderno specie occidentale che ne ha volgarizzato il contenuto ) perché tutto ciò che è di ordine tradizionale implica essenzialmente un elemento sovraumano con un significato profondo e con caratteri propriamente rituali. In altri termini “l’origine ” della tradizione è “ non umana ” come la verità metafisica che è eterna.
Metodologicamente la Libera Muratoria persegue un relativismo epistemico non assoluto;
pone l’Uomo al centro come fine ultimo e mai come mezzo o strumento;
riconosce un umanesimo che origina dalla legge morale naturale e lo informa dei valori universali di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, Tolleranza;
ritiene il diritto naturale quale garanzia comune di conservazione della vita collettiva;
ammette quali principi regolativi la ricerca del Vero e di conseguenza del Trascendente, del Giusto che si traduce poi in amore verso tutta l’Umanità, del Bello, quella bellezza di plotiniana memoria che altro non è che dote oggettiva del Creato che partecipa del Pensiero che discende dal Divino;
rifugge dall’impartire indicazioni o criteri di carattere dottrinario né tanto meno vengono posti a suo fondamento principi escatologici.
Da queste premesse ed in accordo con quanto affermava il Platone Iniziato questa “dottrina” non è diretta alla mente empirica ( e qui M :. V :. sarebbe stato necessario aver chiarito in precedenza i concetti di personalità ed individualità, il concetto di qualificazione, volgarizzazione, ecc ) dicevo questa dottrina non è diretta alla mente empirica selettiva e rappresentativa, non è diretta all’io fenomenico, ma all’Anima, al nous (???????? non può essere compresa dalla mente sensibile che offre solo opinioni ma dalla mente noetica e non è assolutamente comunicabile; ed aggiunge che solo dopo molte discussioni su questi problemi e dopo una lunga convivenza, improvvisamente, come luce che si accende da una scintilla, essa nasce nell’anima e nutre ormai se stessa. E aggiunge ancora : io non ritengo che una disquisizione su questi argomenti possa essere un bene per gli uomini se non per quei pochi che sono capaci, dopo poche indicazioni, di trovare da soli la VERITA’, degli altri, alcuni si gonfierebbero di un ingiustificati disprezzo, ciò che non è un bene, altri di una superba e vuota fiducia come se avessero appreso qualcosa di sublime. ( e ora merita soffermarci e dare un contenuto iniziatico a VERITA’ che è posseduta potenzialmente – sì, cari apprendisti, così deve pensare un iniziato se tale intende essere – che è posseduta dicevo dall’Anima sicché il nostro compito è quello di portarla in manifestazione e che non può essere scambiata con il Sommo Bene, con la Conoscenza Massima, con la Realtà per eccellenza.
Sommo Bene che è ancora più bello della Verità e che Platone, divino Iniziato, nelle sue lezioni non scritte chiamava l’Uno – Uno. E per meglio chiarire questa differenza mi avvalgo di quanto è riportato nella Politéia: E come nel mondo sensibile la luce e la vista somigliano al sole ma non è giusto scambiarle col sole così anche nel mondo intelligibile è giusto ritenere che la conoscenza e la verità siano entrambe simili al Bene ma non è giusto ritenere che l’una o l’altra sia il Bene la cui natura, anzi, è da considerare ben più preziosa ).
Verità che appunto in quanto posseduta dall’Anima ( Anima che nell’antica cultura greca iniziatica era intesa come principio immateriale della vita nell’uomo contrapposta al corpo e tradizionalmente ritenuta immortale o addirittura partecipe del Divino, sede intima della sostanza vitale del corpo o semplicemente “intimo” o “interiore” che etimologicamente deriva dal latino, anima appunto affine al greco – “soffio, alito” ) va ricordata a noi stessi avendo proprio “cura dell’Anima” che significa purificazione dell’Anima”, purificazione che coincide con il processo di elevazione alla suprema conoscenza dell’intelligibile.
Per questa sua caratterizzazione tradizionale ogni singolo componente, dopo una attenta e accurata selezione, vi accede tramite la cerimonia di iniziazione che in sostanza altro non è che la trasmissione di una determinata influenza spirituale che può essere effettuata soltanto tramite un rito ( chiara cari apprendisti la differenza fra cerimonia e rito? ) che è quello con cui si compie il ricollegamento ad una catena iniziatica, ad una organizzazione tradizionale riconosciuta, giusta e perfetta, la cui funzione è anzitutto di conservare e comunicare l’influenza in questione e poi di offrire il sostegno, il pungolo, il supporto per il lavoro specifico per il quale è diventato Libero Muratore giacché è evidente che il neofita, lasciato a sé, non potrebbe andare con i suoi propri mezzi, ancora allo stato embrionale, al dì là delle sue possibilità, superare se stesso e raggiungere uno stato sopraindividuale che in termini iniziatici viene detto lo stato della vera Liberazione che si raggiunge appunto con l’affrancamento dei limiti che sono inerenti alla condizione individuale.
Il neofita così dipende, per il suo percorso iniziatico, essenzialmente dai detentori della tradizione per cui ( elemento su cui meditare per trarne le opportune considerazioni, cari fratelli apprendisti ) se essi non partecipassero concretamente alla tradizione non potrebbero neppure partecipare efficacemente alla vita collettiva della Loggia, della catena iniziatica, della organizzazione tradizionale, giusta e perfetta ( vi è chiaro il senso profondo ed iniziatico di questo concetto forse non espresso in modo semplice? ).
Riflettete e ponetevi il problema della controiniziazione.
E’ questo il fine ultimo ed iniziatico del ricollegamento ad una organizzazione tradizionale riconosciuta, giusta e perfetta;
è questo il senso vero e completo dell’Autorità Spirituale della Loggia che aggrega, unisce a se stessa il neofita esercitando ed acquistando di fatto la funzione di guida, di istruttore, di paternità spirituale che per noi sono il rito ed i rituali sicché quindi l’atto rituale e simbolico con il quale si perfeziona l’accettazione e l’ingresso del profano nella Libera Muratoria e segna l’inizio del nuovo percorso, ora diverso, interiore, profondo, è una seconda nascita per chi appunto è ammesso a ricevere l’insegnamento con una trasmissione regolare.
Da ciò ovviamente, proprio per come la dottrina iniziatica è concepita e deve essere graduata secondo le possibilità intellettuali di chi la deve ricevere, consegue la necessità di un insegnamento orale e diretto senza il quale il ricollegamento ad una filiazione spirituale regolare e continua ( si badi bene, continua ) verrebbe ad interrompersi.
Ecco perché al di fuori del ricollegamento ad una organizzazione tradizionale non esiste iniziazione e senza preventiva iniziazione non è possibile alcuna conoscenza metafisica ( ove conoscenza non è mai la semplice registrazione di ciò che è ma è la sua interpretazione ciò che più semplicemente significa dare un senso; conoscenza è ciò che consente di penetrare più o meno profondamente la natura intima delle cose e i gradi della conoscenza consistono nella maggiore o minore completezza dell’assimilazione cui essa conduce; insomma vera conoscenza implica una identificazione del soggetto con l’oggetto, assimilazione dell’oggetto da parte del soggetto che Campanella esprimeva con il termine <<infarsi>> e Aristotile chiamava << atto comune del senso e dell’oggetto sensibile >> che implica una effettiva reciprocità di relazione di questo genere; quando insomma l’oggetto al quale il soggetto si rivolge non è altro che l’essenza propria di questo soggetto oggettivizzata; in parole povere si possiede soltanto quello che si è personalmente e attivamente ricercato e scoperto giacché poi nel corso della lunga ricerca ci si trasforma e scopriamo non stessi assieme a quello che cerchiamo. Così si realizza la vera “co-noscenza” che etimologicamente dal francese co – nais – sance <<co – nascita>>. Vi rammenterete, cari apprendisti, di ciò quando sentirete e affronterete il segreto iniziatico giacché ciascuno scopre a suo modo e si sente estraneo a ciò che riceve passivamente e senza la partecipazione del proprio essere interiore);
ove per metafisica si deve intendere quel che è al di là e al di sopra della fisica e per fisica si intende, nell’accezione che tale termine ha sempre avuto, tutto quello che appartiene all’ambito della natura e quindi di scienza della natura e quindi conoscenza puramente umana, razionale, sempre indiretta, di riflesso, discorsiva mentre ciò che è propriamente metafisica è soprannaturale, conoscenza sovrarazionale, intuitiva ed immediata, il campo dell’intuizione intellettuale, la conoscenza dei principi universali, l’ambito dei principi eterni ed immutabili.
Ora puntualizziamo la profonda differenza fra intelletto e ragione che consiste essenzialmente nel fatto che il primo è di ordine universale mentre il secondo è di ordine puramente individuale; l’intelletto può essere concepito come ciò che contiene la conoscenza totale mentre la ragione, essenzialmente diversa dall’intelletto, non è nulla più che una facoltà specificatamente umana e individuale; da qui discende che non si possono applicare allo stesso ambito ed ecco quindi la differenza fra idea informale e pensiero formale che ne è solo l’espressione mentale cioè la traduzione in modo individuale.
E tutto questo è possibile grazie ai riti che sono destinati a servire come veicolo del carattere iniziatico e mettere l’essere umano in rapporto con qualcosa che supera l’individualità e grazie ai simboli che consentono un nuovo modo di penetrare nell’intimo, nell’essenza delle cose.
Riti e simboli strettamente legati dalla loro stessa natura giacché ogni rito comporta un senso simbolico in tutti i suoi elementi e d’altra parte ogni simbolo produce nell’iniziato che lo medita effetti uguali a quello dei riti sicché anche il simbolo apre una finestra sull’infinito perché ogni rito è costituito da un insieme di simboli e questi ultimi non comprendono solo soggetti e figure ma anche gesti e parole, insomma tutti gli elementi del rito e si può dire che i riti sono i simboli messi in azione e che ogni gesto rituale è un simbolo agito.
Riti e simboli quindi sono due aspetti di una stessa realtà e questa realtà non è che l’unione tra loro di tutti i gradi della esistenza universale sicché grazie a questa realtà l’Uomo può essere messo in comunicazione con l’Universale.
Ora ed in questa sede, per rendere più chiaro il senso della presente tavola e per dare un contenuto profondo, iniziatico, esoterico alla ritualità, consentitemi una seppur breve divagazione.
Così come fenomeni simili possono derivare da cause completamente diverse sicché quindi essi fenomeni non possono essere assunti come prove reali, come espressioni, come manifestazioni di un evento storico, naturale, morale, di una teoria, ecc. ma solo semplici apparenze esteriori allo stesso modo azioni umane simili ed indiscernibili le une dalle altre sotto l’aspetto esteriore possono corrispondere ad intenzioni diverse sicché quindi, per fare un esempio esplicitativo, due individui possono comportarsi, possono agire in circostanze le più svariate in modo simile pur non avendo della visione della vita, della loro educazione, per la loro estrazione culturale, per le loro origini nulla in comune.
Un osservatore distratto, superficiale, che ferma il proprio esame alle sole apparenze potrà farsi ingannare dai propri sensi, dal proprio modo di vedere e giudicherà le più svariate azioni umane, gli atteggiamenti, i comportamenti, le scelte, le implicazioni di carattere morale, sociale, economiche, culturali, ecc. in modo uniforme e non sarà capace di capire la profonda differenza di esse mentre riuscirà a capirne la diversità, il senso, il contenuto chi riuscirà a cogliere le spinte interiori, i moti dell’animo, le motivazioni profonde che sottendono ad esse.
Così l’azione rituale ( che secondo lo stesso significato originario della parola significa l’azione conforme all’ordine; ordine: in sanscrito rita e il termine rita è apparentato, tramite la sua stessa radice, al latino ordo e quindi più strettamente al termine rit0 ) è veramente tale se implica la coscienza effettiva di tale conformità . E’ proprio questa conformità che consegna, sancisce, dà al rito il senso profondo della sua espressione rituale, della sua funzione essenziale di “veicolo” indispensabile delle influenze spirituali senza cui viene a mancare il contatto effettivo con realtà superiori.
E’ da qui poi che discende la coscienza della corrispondenza tra ordine cosmico e ordine umano, la “ comprensione ”, la necessità di investirsi, di porsi da un punto di vista superiore e profondo per non scadere nella semplice cerimonia, nella manifestazione comportante uno sfoggio di pompa esteriore, qualcosa di puramente umano e privo di qualsivoglia effetti esoterici e confinata nel semplice cerimonialismo.
Per concludere la presente tavola e per meglio chiarire il fine dei riti merita puntualizzare che essi sono essenzialmente ed anzitutto il veicolo dell’influenza spirituale la quale, senza di essi, non può in alcun modo essere trasmessa e null’altro che mezzi per raggiungere il fine ultimo della Libera Muratoria, la realizzazione metafisica ( un testo indù portava ad esempio il percorrere un tragitto a piedi e a cavallo: cambia solo il tempo che si impiega per giungere alla meta).
Essi peraltro e per quanto ho cercato di esplicitare nel corso della mia esposizione debbono essere alla portata dell’essere umano ed adattarsi alle condizioni dello stato umano specie nei primi stadi quando ancora il neofita si trova in questo stato e non è ancora passato agli stati superiori.
Parole, segni, simboli, riti, procedimenti preparatori di qualsiasi genere non hanno altra ragione d’essere né altra funzione che quella di favorire nel neofita l’elevarsi al di sopra di questo stato. Sono in sostanza supporti, mezzi accidentali e niente più e il risultato che essi aiutano ad ottenere non è affatto un effetto loro. Essi mettono l’essere nelle disposizioni più favorevoli per raggiungere gli stati superiori.
Questo, cari fratelli apprendisti, fissatevelo bene per non confondere mezzo con causa sicché in sostanza nessuno di questi mezzi è rigorosamente necessario, e di una necessità assoluta, per il raggiungimento della conoscenza metafisica per la quale l’unico mezzo veramente necessario ed obbligatorio è la concentrazione sicché poi, quando il neofita avrà raggiunto un determinato stadio, tali mezzi avranno terminato di avere la loro funzione.
Fr:. B. D. A

M:. V:. della R:. L:. “Antonio de CURTIS” all’Or:. di Lecce