Intervento di Mario Magurano

Laicità è Libertà
Come esplicitato negli statuti del GOI, il nostro intendimento è quello di contribuire in modo costruttivo all’edificazione di una coscienza di pace, tolleranza e libertà, al pieno servizio, quindi, degli altissimi ideali contenuti nella Carta Costituzionale. Occorre anche ricordare che nel momento in cui abbiamo compilato la domanda per essere ammessi nell’Istituzione abbiamo letto l’art. 4 delle Costituzioni dell’Ordine dove in un punto è detto: “Presta la dovuta obbedienza (la Massoneria) e la scrupolosa osservanza alla Carta Costituzionale dello Stato democratico italiano ed alle leggi che ad essa si ispirino”. E la sera della nostra iniziazione abbiamo formulato la promessa solenne e abbiamo detto e sottoscritto: “- di rispettare scrupolosamente la Carta Costituzionale della Repubblica e le leggi che alla stessa si conformino”.
Ora, nella nostra Costituzione al Titolo II – I rapporti sociali, all’articolo 32 è detto: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Questo è scritto nella nostra Costituzione entrata in vigore nel lontano 1° Gennaio del 1948!

Noi ci rifacciamo e ci ispiriamo alla ininterrotta tradizione iniziatica e spirituale della Massoneria europea nata agli albori del secolo dei Lumi.

Da questo punto di vista, la Libera Muratoria aspira a dare un contributo forte, ma non dogmatico, alla costruzione dell’autonomia critica dei singoli, i quali non sono chiamati ad eseguire ordini o ad aderire ad un punto di vista unico, ma a confrontarsi fra loro e con il mondo reale, esaltando i valori dell’eguaglianza, della fratellanza e della libertà, che insieme fondano i presupposti intangibili della moderna democrazia.

Il nostro progetto è formare ed educare un cittadino maturo, capace di affrontare le sfide poste dalla complessità sociale in quest’epoca di angosce e conflitti che mettono spesso in crisi la sicurezza e l’equilibrio del mondo.

Il vero massone percorre la sua strada cercando la luce perchè è mosso dalla certezza che egli non detiene la conoscenza assoluta e che quindi, gli altri, anche i più diversi, sono per lui interlocutori indispensabili e preziosi al fine di potersi avvicinare ad essa. Egli sa che l’Ordine massonico non possiede affatto una verità rivelata, ma sa anche che la Massoneria, grazie al suo sapere di non sapere offre uno spazio di dialogo per avvicinarsi, senza paraocchi e steccati irremovibili o dogmatici, alla verità.

Il primo segreto massonico si rivela, allora, nella capacità di ascoltare, la virtù fondamentale che è richiesta all’Apprendista libero muratore che, arrivato dalla vita profana carico di tutte le sue conoscenze, è invece obbligato al silenzio, affinché apprenda ad ascoltare gli altri e, quindi, solo successivamente a dialogare con essi.

Infatti, in Loggia, non si deve convincere, non si deve convertire, non si deve uniformare nessuno.
Ciascuno espone, dopo  averlo prudentemente meditato, il suo punto di vista, proposto agli altri come un vero e proprio dono di se, che egli offre alla sua comunità e non come soluzione finale e definitiva nel cammino della conoscenza.

Diceva Arthur Koestler, che nel 1983 troverà la morte suicidandosi insieme alla moglie, che “l’eutanasia, come l’ostetricia, è un modo per superare un handicap biologico”.
Io aggiungo che l’eutanasia volontaria – e sottolineo –  volontaria, è semplicemente un diritto umano della prima generazione dei diritti umani, un diritto di libertà: Un diritto che si iscrive nel contesto di una società secolarizzata e pluralistica, nella quale le diverse opzioni personali sono rispettate.

Una Massoneria che proponesse solo un bel rituale unito alla sua sublime performace celebrata all’insegna dell’esercizio impeccabile delle capacità mnemotecniche avrebbe ben poco da dire. Il rituale, di fatto, trova il suo senso in un quadro di riflessione speculativa e critica, che permetta all’iniziato di crescere attraverso la continua riflessione sui simboli e archetipi che restano essenziali nel percorso di maturazione individuale e collettiva di una società. Per questa ragione, l’imperitura modernità della Massoneria sta proprio nel fatto che essa resta capace di focalizzare la riflessione del singolo su temi di alto spessore, di favorire un continuo processo di introiezione e di meditazione su temi universali, senza però imporre soluzioni preconcette e chiuse definitivamente. Questa funzione dialogica e critica costituisce una componente fondamentale nel percorso massonico a nostro avviso più autentico; una funzione che era già stata maturata nell’ambito delle prime logge inglesi, che avrebbero poi veicolato, insieme alla ritualità esoterica, ideali filosofici e giuridici i quali sono risultati essere strumenti sostanziali per il processo di creazione della moderna società laica, tollerante e democratica.

Il nocciolo della questione è che ciascuno possa decidere da sé, nel pieno possesso delle proprie facoltà giuridiche e mentali o, mancando questo, attraverso un precedente testamento biologico, quando vuol continuare a vivere e quando no.

Il tema non è nuovo.
“A cosa pensavo principalmente, mentre mi preparavo queste palline nere? Un suicidio per un amore infelice non sono mai nemmeno riuscito ad immaginarlo. Piuttosto, allora, per povertà. La povertà è tremenda. Fra tutte le cosiddette disgrazie esteriori, è quella che agisce più profondamente sull’animo, Ma non sembra essermi vicina: io stesso mi annovero tra i più favoriti dalla sorte, e le scienze sociali mi mettono nella categoria dei ricchi.
Quello che cui prima di tutto pensavo era, probabilmente, una malattia.
Una malattia lunga, incurabile, disgustosa.
Ne ho viste tante, io… Cancro, lupus, cecità, paralisi… Quanti infelici ho visto, a cui avrei dato senza la minima esitazione una di queste pillole se in me, come in tanta altra gente perbene, non fosse più imperiosa la voce dell’interesse personale e del rispetto della polizia, di quella della pietà.
E invece, quanto materiale umano, disperatamente e irrimediabilmente rovinato, ho ufficialmente accettato di conservare! E nemmeno mi sono vergognato di riceverne la parcella!
Ma si usa far così.
Si è sempre saggi a conformarsi all’uso; e nelle che cose che non ci toccano nel profondo del nostro essere, forse facciamo anche bene, a conformarci.  E perchè dovrei fare di me un martire, in nome di un’opinione che prima o poi sarà condivisa da tutti i popoli civilizzati, ma che oggi è considerata ancora un reato?”

Così si esprimeva Hjalmar Söderberg, letterato svedese, che nel 1905, dopo un travaglio creativo durato due anni, pubblicò un breve romanzo-diario “Il dottor Glas”, che suscitò dapprima lo scandalo dei benpensanti e del mondo letterario, per poi essere riconosciuto come un classico della letteratura svedese moderna.

Il tema, appunto, non è nuovo. La novità odierna consiste in un vasto clamore sociale, derivante da una maggiore coscienza dei diritti del malato, dall’invecchiamento della popolazione, e dal fatto che la medicina stessa è in grado di prolungare la vita umana in condizioni assai poco umane.
Il fatto è che la vita non è un valore assoluto, la vita deve coniugarsi con la qualità della vita, e quando tale qualità si degrada oltre un certo limite, si ha diritto a “dimettersi”.
In molti, moltissimi Stati è riconosciuta la pena di morte. Anche la Chiesa Cattolica nell’articolo 2267 “non esclude” il ricorso alla pena di morte.

La morte come pena sì, la morte come sollievo dalla sofferenza no.

L’etica laica considera sacro l’individuo in sé, e con esso la sua dignità, la sua personalità, la sua persona, la sua volontà. E dell’uomo è tutta la responsabilità di quella vita. E’ dell’uomo il sacro dovere di rispettare l’orizzontalità di quella vita, che forza fisica non ha più, ma ancora coscienza e volontà. E l’uomo verticale deve genuflettersi per ascoltare la voce dell’uomo orizzontale. Che l’uomo verticale che ignora profondamente la sofferenza di quel corpo morente, che ignora profondamente il silenzio assordante che ascolta tutti i giorni quella coscienza ancora funzionante, abbia rispetto. Che l’uomo verticale freni le sue chiacchiere inconcludenti di fronte alla sofferenza e ne abbia rispetto. Sacro rispetto. Comprenda tutta l’insensatezza che del dolore l’uomo orizzontale percepisce. La sofferenza non può essere una condizione di sudditanza di un uomo all’altro
La libertà dell’individuo è il bene assoluto, e noi massoni quella parola l’abbiamo ascritta all’Oriente insieme all’uguaglianza e alla fratellanza. Non sono, non possono essere, parole vuote e senza significato.
Il “Non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto a te” significa: “La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce agli altri; così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti” (articolo 4 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 1789).
Secondo alcuni detrattori al diritto all’eutanasia volontaria, grazie ai progressi della medicina palliativa e del trattamento del dolore la questione è ormai risolta. A ciò bisogna ribattere che, anzitutto, ben vengano la medicina palliativa e il trattamento del dolore, ma purtroppo c’è ancora molta strada da fare in questa direzione, e comunque l’ultima parola e l’ultima volontà spettano al malato. A rigore, le cure palliative e l’eutanasia non solo non si oppongono le une all’altra, ma sono complementari. Non deve esistere eutanasia se non preceduta da cure palliative, ne cure palliative senza possibilità di eutanasia. Ma vi è di più: se i malati sapessero che rimane loro sempre aperta la possibilità di uscire volontariamente dalla vita, le richieste di eutanasia diminuirebbero, giacché tale “porta aperta” provocherebbe un paradossale effetto tranquillizzante: si saprebbe che, raggiunti certi limiti, l’orrore si può fermare.

Attualmente sussiste parecchia confusione circa i generi di eutanasia esistenti e quali siano quelli legalmente ammissibili. La deontologia medica già riconosce la liceità del “doppio effetto” (quando la vita viene abbreviata come conseguenza di una terapia antidolorifica adeguata) e raccomanda di tener conto della volontà del malato. Diventa sempre più chiaro che la cosiddetta eutanasia passiva non è altro che una pratica medica adeguata. Orbene, occorre capire una buona volta – contrariamente alle voci demagogiche che pongono la questione in termini di bianco o nero – che nelle situazioni di eutanasia attiva, l’alternativa non è fra vita e morte, bensì fra due tipi di morte: una rapida e dolce, l’altra lenta e degradante.

Tutti sostengono di voler rispettare la dignità e l’autonomia dei malati: Vi è perfino un principio della bioetica che lo prescrive. E allora, come si può costringere un malato a vivere contro la propria volontà? A cosa riducono la dignità questi istigatori della lotta ideologica contro l’eutanasia? Di solito sono gli eredi di coloro che per secoli hanno soffocato la libertà individuale in nome di un qualche alibi collettivo. Vociferano demagogicamente che l’eutanasia è un omicidio: Ma ditemi: l’atto d’amore e lo stupro sono la stessa cosa? Può essere che biologicamente abbiano dei tratti in comune, ma nessuno negherà che la differenza sia assoluta. Nell’omicidio,  chi muore lo fa contro la propria volontà; nell’eutanasia, chi è aiutato a morire riceve l’aiuto come un atto d’amore. Si può nutrire rispetto per chi rifiuti l’eutanasia nel nome delle sue credenze religiose; ciò che è intollerabile è che si voglia imporre questa determinata ideologia al corpo sociale nel suo assieme. La nostra società è pluralistica. La nostra concezione della laicità si oppone apertamente ad ogni riesumazione dello Stato Etico, in qualsivoglia versione, iper-razionalista, materialista o confessionale. In una società aperta, il contributo critico delle ideologie, dei valori religiosi e comunitari, rappresenta senza dubbio una risorsa importante, giacché nessuno vuole cancellare la storia e al tradizione dei diversi paesi. Allo stesso tempo, però, la pretesa di uniformare e subordinare le leggi dello Stato ad una visione teologale esclusiva costituisce un pericolo molto serio ed alquanto evidente. La funzione della laicità moderna non è quella si scardinare le leggi o i sacramenti di questa o quella fede, ma di stabilire, in modo equidistante, una serie di norme che salvaguardino la libertà indelebile dell’individuo dall’interferenza di altri poteri non pubblici e statali al contempo miranti ad orientare il diritto secondo principi che non scaturiscono affatto dalla dialettica interna ad una società aperta.
I laici non farebbero mai questo ai credenti di qualsiasi fede, non li obbligherebbero mai a seguire le proprie scelte di vita, poiché i laici credono nella libertà dell’individuo, e rispettano per prima cosa la sua volontà. Se a un credente di qualsiasi fede venisse imposta l’eutanasia contro la sua volontà, sarebbero i laici per primi a difendere la sua scelta di non morire
Nell’attuale fase storica, in cui mediocri teorie sullo scontro di civiltà sembrano propugnare nuove divisioni e nuove guerre fra gli uomini, ripercorrere la storia dei rituali muratori può essere utile per riproporre un dialogo fra culture, un dialogo che la Massoneria può legittimamente rivendicare come identità costitutiva delle proprie origini e della propria storia.
Carissimi Fratelli: la libertà dell’individuo è il bene assoluto. La sua autodeterminazione il bene sostanziale. La vita è di chi la vive. La vita è un diritto, non un obbligo.
E’ tempo di concedere all’essere umano la piena padronanza del proprio destino.
«Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me»
A. G. D. G. A. D. U.
Mario Magurano 3