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Spiacenti, quello che stai cercando non esiste...
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Il Coraggio delle idee, la costanza delle azioni
Stralci dell’allocuzione pronunciata dal Gran Maestro Stefano Bisi a conclusione dei lavori rituali della prima giornata della Gran Loggia di Rimini. Carissimi Fratelli, gentili signore e gentili signori ospiti Un grazie a tutti voi per aver scelto stasera di essere qui con noi nel grande Tempio della Fratellanza per partecipare alla parte pubblica dei Lavori della Gran Loggia 2015 di Rimini che si sono aperti stamattina. Il Coraggio delle idee e la Costanza delle azioni è il filo conduttore di questa Assemblea che ogni anno riunisce parecchie migliaia dei 23mila massoni italiani del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani e che vede da sempre la partecipazione di numerose delegazioni estere alle quali va il mio affettuoso saluto. Un coraggio e una costanza che tutti noi dobbiamo avere e che sicuramente hanno già mostrato di possedere questi meravigliosi bambini del coro “Le Verdi Note” di Fabriano che si è appena esibito di fronte a questa sterminata e qualificata platea. (…) Bravi e coraggiosi questi bambini, ben diretti da un’ottima insegnante… Mentre li ascoltavo con animo sollevato, però pensavo anche al futuro di queste giovanissime generazioni e meditavo sul nostro compito, sulla nostra missione di massoni e di uomini, sull’immensa responsabilità che abbiamo tutti di consegnare loro un Paese migliore, soprattutto di costruire per loro un futuro migliore. Fra questi ragazzi e fra i tanti altri ragazzi d’Italia ci sono le future classi dirigenti. Ci sono i nuovi “Il Volo”, ragazzi che stanno portando alta nel mondo la bandiera dell’Italia canora con la loro spensieratezza e il loro straordinario talento, ma ci sono anche i futuri politici, i futuri dirigenti, imprenditori, insegnanti, operai e sono loro il volto bello e pulito della nostra Nazione, i fiori di un giardino dalle grandi potenzialità che vanno curati ed amati con amore, fiducia e costanza. Si deve puntare sulla loro crescita e sull’enorme tesoro della nostra Cultura per realizzare una nuova Italia al passo con le immense sfide della globalizzazione che vive una evoluzione continua. (…) E tutti noi sappiamo quanto ha bisogno questo Paese di Cultura. Il 2015 è non solo l’anno dell’Expo ma è soprattutto l’anno di Dante Alighieri. In tutta Italia partendo da Firenze, la città che gli diede i natali, viene celebrato il 750° anniversario dalla nascita del Sommo Poeta. Una celebrazione un po’ sottotono, almeno per il momento. Quale miglior occasione e spot universale per rilanciare la Cultura italiana nel mondo? (…) La sua Divina Commedia è il poema mondiale per eccellenza. Non c’è un popolo che non abbia virtualmente ed immaginariamente ripercorso l’ascesa dei tre regni con le sublimi terzine dantesche. Non c’è studente che non ricordi il lunghissimo fiume di anime percosse o infilzate dai forconi delle schiere di diavoli. E non credo che ci sia persona al mondo che non abbia riflettuto e non si sia emozionato di fronte alla straordinaria profondità del sapere contenuto in ogni cantica. Dalle regioni più profonde e tormentate dell’Inferno, risalendo alla Bellezza e alla Spiritualità del Paradiso, sino al Primo Mobile, alla folgorante Luce del Principio Divino. La Divina Commedia è maestra di vita, è una fedele compagna per l’uomo di ogni tempo. Quel viaggio mistico-iniziatico rappresenta il cammino che deve contraddistinguere quello di noi massoni. C’è la discesa interiore e il calarsi negli abissi della realtà, in tutte le sue estensioni, dalle più voluminose a quelle sottili e c’è la risalita verso la Luce spirituale. Noi iniziati al pari dell’Alighieri che si mette in marcia, non senza timore, nella “selva oscura”, siamo chiamati a risvegliarci dal torpore per abbracciare un cammino avventuroso. Un incedere lento ma deciso, fatto di virtù, conoscenza, verità ed amore che ci deve portare con coraggio alla nostra realizzazione, alla scoperta dei nostri talenti, tirando fuori le nostre monete d’oro che possono aiutare noi e l’Umanità. Ecco, perché, dall’attualità dell’esperienza di Dante dobbiamo fare tesoro nel nostro viaggio in un mondo che è reso opaco dai prismi che fanno filtrare immagini falsate e distorte della realtà. Quella triste realtà che oggi ci circonda a tutti i livelli e che la Massoneria si prefigge dalla notte dei tempi di modificare per il bene comune sulla base dei principi di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza. Questi principi genetici costituiscono il nostro elicoidale Dna. Sono la Tradizione, sono il presente e il Futuro di ogni massone. Da essi noi traiamo la forza per fare delle buone azioni e proseguire con coraggio la strada e le idee portate avanti dai tanti fratelli che ci hanno preceduto in ogni angolo del mondo. Oggi, per esempio, mi sono particolarmente emozionato quando ho potuto abbracciare Pietro, il figlio del fratello Giovanni Becciolini che il Grande Oriente ha deciso di onorare con la concessione della Gran Maestranza alla memoria per un eroico gesto da lui compiuto (…) (…) Una figura eroica di massone antifascista che pagò con la vita il coraggio della Libertà. Quest’uomo, questo fratello altruista pagò con la morte la sua incommensurabile generosità. Ecco, gesti estremi come questi devono farci costantemente riflettere sull’importanza della scelta fatta di diventare e di essere massoni, e sulla estrema delicatezza che questo status in tutte le epoche e in tutti i momenti dell’esistenza terrena comporta per chi abbraccia con il cuore, la mente e lo spirito giusto la grande Via della Libera Muratoria. Una via che apre le porte a quella che è stata definita la Scienza della vita. Perché questa è la Massoneria. Questa è la nostra Massoneria. Che ci deve vedere sempre Maestri costruttori di Armonia. Che ci deve vedere sempre custodi della Tolleranza e del dialogo. Che ci deve vedere sempre implacabili censori della menzogna e della maldicenza. (…) (…) Laboratorio di idee per uomini coraggiosi e rivoluzionari, fucina per uomini liberi e coscienti delle proprie potenzialità. Palestra dello e per lo spirito. La storia, ineguagliabile memoria dell’Uomo, può solo testimoniare nei vari secoli cosa ha fatto e cosa è stata capace di fare la Libera Muratoria. Essa si è sempre battuta contro tiranni, dittatori, re e uomini non illuminati, ed ha fatto scrivere tante pagine gloriose e cambiato gli scenari dell’umana esistenza con la ricchezza dei propri uomini e la forza delle idee. (…) (…) Ma non si può vivere di solo passato. Non si può vivere di luce riflessa. Non si può stare in attesa degli eventi. Di capire cosa accadrà tra qualche mese, un anno o più. Ricordiamoci che noi massoni dobbiamo elevarci ma al tempo stesso elevare l’Uomo e la Società. E per farlo dobbiamo essere parte attiva del cambiamento dando il nostro apporto alla luce del sole e senza paura. Non abbiamo niente da temere. Semmai devono essere gli altri a temere la forza trascinatrice del nostro pensiero. (…) (…) Mi accingo a concludere la mia allocuzione con un elemento che per noi liberi muratori è tutto: La Luce. Quella Luce che chiediamo di ricevere al momento del nostro ingresso nella Comunione muovendo i primi incerti passi da Apprendista e che sarà una costante sine die del massonico percorso. Ebbene, il 2015 è anche l’Anno internazionale della Luce, come proclamato dalle Nazioni Unite. La Luce è un patrimonio comune: lo studio, l’utilizzo, la produzione di questa risorsa, ha valicato i confini geografici e culturali, ha realizzato infiniti ponti generazionali. Ha portato Scienza e Innovazione. Come la Luce, attraverso la fotosintesi, porta la vita sulla Terra. Einstein, il padre della teoria della Relatività, l’ha studiata a fondo come una costante delle leggi di natura. E il premio Nobel 2006 per la Fisica, l’americano John Mather ha magistralmente aggiunto: La Luce è fondamentale alla vita sul nostro pianeta attraverso la fotosintesi, ci permette di vedere indietro nel tempo fino alle origini del Cosmo nel Big Bang. Ci aiuta a comunicare con gli altri senzienti qui sulla terra, e forse un giorno può permetterci di dialogare con quelli che potremmo trovare nello spazio”. Pensando poi a quanto accaduto al Cern di Ginevra, con la scoperta della ormai famosa “Particella di Dio” ed a quanto potrà ancora accadere nel progredire della Scienza, c’è spazio per sognare. Ma aggiungo che per quanto le attuali iperscientifiche tecnologie possono farci conquistare nuovi strumenti e oggetti per migliorare la nostra materiale quotidianità, e per quanto gli scienziati potranno nel prossimo futuro regalarci altre mirabolanti scoperte grazie ai viaggi spaziali, la luce per noi massoni resterà sempre quella che brilla da secoli all’interno del Tempio. Quella che deve brillare all’interno del nostro corpo e che deve fare brillare sempre e comunque, con coraggio e costanza, le nostre idee e le nostre azioni. (…)
Morire Felici? – di Hans Küng – Ed. Rizzoli
Lasciare la vita senza paura “Per me morire felici non significa morire senza malinconia né dolore, bensì andarsene consensualmente, accompagnati da una profonda soddisfazione e dalla pace interiore. Del resto, è questo il significato della parola greca eu-thanasia: ‘morte felice’, ‘buona’, ‘giusta’, ‘lieve’, ‘bella’.” In queste pagine uno tra i massimi teologi cattolici del nostro tempo, il grande ribelle Hans Küng, prende posizione su un argomento delicato e a lungo tabù, ribadendo con grande forza la sua posizione: il diritto di decidere quando morire non è in contraddizione con la fede e con il rispetto della vita perché il Dio cristiano è un Dio caritatevole e misericordioso, non un crudele tiranno che vuole per i suoi figli la sofferenza fine a se stessa. Le parole di Küng – da tempo membro dell’associazione elvetica “Exit”, forse la più nota organizzazione al mondo che accompagna i malati inguaribili che desiderano essere aiutati a morire – smuovono definitivamente le acque del grande dibattito, perché per la prima volta un teologo cattolico si esprime apertamente a favore dell’eutanasia. La malattia del fratello Georg, ucciso a ventitré anni anni da un tumore cerebrale, i casi di premorte studiati dalla dottoressa Kübler-Ross e la demenza del collega e amico Walter Jens sono state le esperienze chiave che lo hanno portato alla convinzione che morire dignitosamente sia un diritto inalienabile. Dal diritto alla vita non deriva in nessun caso il dovere della vita, o il dovere di continuare a vivere in ogni circostanza. L’aiuto a morire va inteso come estremo aiuto a vivere. Dio ha donato all’uomo la vita perché ne faccia un uso responsabile e, in determinate e particolari circostanze, restituirgliela è un atto di responsabilità. E non solo: è anche l’estremo atto di fiducia nel Creatore, il definitivo abbandonarsi nelle sue mani.
Allende massone. Il punto di vista di un profano” di J.G.Rocha esce in Italia con la prefazione del Gran Maestro Bisi
Esce finalmente in Italia, dopo la traduzione e il successo in Francia, il volume di Juan Gonzalo Rocha “Allende massone. Il punto di vista di un profano” per i tipi della Mimesis con la prefazione del Gran Maestro Stefano Bisi nella quale la figura del grande politico cileno è illustrata nell’ambito della tradizione di libertà e progresso propria dei Libertadores dell’America Centro-meridionale. All’età di 27 anni, Salvador Allende Gossens diviene massone, fedele a una tradizione familiare che risale al nonno paterno, quella figura indelebile nella memoria del nipote, il dottore Ramón Allende Padín, che pagava le medicine dei suoi pazienti indigenti ed era stato eletto Gran Maestro della Gran Loggia del Cile. Nei discorsi rivolti ai Fratelli, Allende riconosce in sé tutta l’influenza dei valori di questa Istituzione, “né una setta né un partito”, che educa a un ricco umanesimo, alla tolleranza, al perseguimento dei principi di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza. È un socialista che combatte contro le tentazioni discriminatorie ai danni dei massoni nel suo partito, e che altrettanto farebbe all’interno della sua Obbedienza massonica, se essa, errando, dichiarasse delle pregiudiziali politiche. Eppure ciò è un aspetto finora rimasto nell’ombra. Per la prima volta, con tanta ricchezza di documenti, la ricerca di Juan Gonzalo Rocha – giornalista cileno “profano” e obiettivo – dimostra come “la presenza della Massoneria attraversa l’intera esistenza di Salvador Allende, dall’infanzia all’ultimo istante di vita”. Del resto, la storia della Massoneria nell’America Latina è sempre stata intrecciata con le lotte di liberazione nazionale e con il progresso civile dei popoli di questo continente. La correttezza democratica del “compagno Presidente”, la sua onestà politica e intellettuale portata al sacrificio della propria vita, fanno parte di questa storia, sono uno dei suoi più grandi capitoli. Sono il testamento di Allende, massone. Dopo la traduzione francese del 2003, in collaborazione con il Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia esce finalmente questa edizione italiana. JUAN GONZALO ROCHA, nato in Angola, è un giornalista cileno dalla lunga esperienza. Inizia la sua carriera professionale con “El Correo de Minería”, mentre a partire dal 1960 lavora come cronista politico specializzato de “Las Últimas Noticias”. Nel 1987 è tra i fondatori del periodico “La Época”, poi fa parte de “La Nación” (1997). Per le sue inchieste, ha viaggiato negli Stati Uniti, in Argentina, Perù, Paraguay e Panama, ottenendo diversi premi. Allende masón. La visión de un profano è stato pubblicato per la prima volta in Cile nel 2000.
Shoah, per non dimenticare
Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime della Shoah. La data, che coincide con la liberazione avvenuta nel 1945 del campo di concentramento di Auschwitz, è stata stabilita dalle Nazioni Unite in una risoluzione votata il 24 gennaio 2005 a 60 anni dalla fine dell’Olocausto. Anticipiamo l’articolo a firma del Grande Oratore Claudio Bonvecchio, che verrà pubblicato sul numero di gennaio di Erasmo Notizie. Dimenticare è nella natura di ogni persona. Se così non fosse saremmo, completamente, sovrastati dai ricordi. Saremmo, perennemente, dilaniati dal dolore per gli eventi tristi e dolorosi che hanno segnato la vita di ciascuno di noi (ad esempio la morte dei nostri amici e congiunti) o, altrettanto perennemente, saremmo distratti dalle sensazioni di gioia e felicità che hanno caratterizzato la nostra esistenza. Non riusciremmo, insomma, a vivere correttamente il nostro presente e a progettare – per quanto è in nostro potere – il futuro, che auspichiamo ci attenda. Lo dimostrano i (relativamente) pochi casi – a nostra conoscenza – di donne e uomini che, vivendo immersi nel passato, trascorrono una vita sostanzialmente grigia: se non triste e dolorosa. Questo, però, non ci esime dalla memoria, senza di cui saremmo esclusivamente dominati dalle emozioni, dagli istinti e incapaci di comportarci in maniera consapevole e equilibrata. La memoria, infatti, è l’antidoto compensativo alla dimenticanza. Se dimenticare ci sprona a vivere, la memoria ci indica la via giusta per una vita razionalmente, emotivamente e spiritualmente corretta: ossia una vita in grado di insegnarci – sulla base delle esperienze passate – ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che si deve fare e ciò che non si deve fare. Il che avviene per tutto ciò che caratterizza la nostra esperienza quotidiana, ma anche per ciò che caratterizza la nostra vita interiore. Dobbiamo, dunque, avere un sacro rispetto per la memoria che spesso – anche se non sempre – coincide con la storia, di persone e comunità – giustamente definita come “maestra della vita”. E solo l’Essere Supremo sa di quanti Maestri abbiamo bisogno: soprattutto oggi. Sulla base di questa riflessione non possiamo far prevalere l’oblio sulla memoria di quanto è successo in un passato, non così lontano, in cui milioni di persone di ogni sesso e età hanno pagato, con la loro vita, l’unica colpa di essere ebrei o non conformi ad un omologato modello di vita e di convinzioni: come, ad esempio, gli zingari, gli omosessuali e – non dimentichiamolo mai – anche i Liberi Muratori. È la memoria della Shoah: dell’olocausto del popolo ebraico e di tutti coloro che ad esso sono stati assimilati da una violenza senza pari. E questa memoria va custodita come un bene prezioso da tutta l’Umanità e dai Liberi Muratori. Infatti, non possiamo passare sotto silenzio che individui che appartenevano ad un popolo – come quello tedesco – che aveva dato alla civiltà personaggi di alto e profondo sentire umano (come Herder, Lessing, Goethe, solo per citare i più recenti) si sono trasformati, spinti da una ideologia barbara e infame, in efferati criminali e in orrendi mostri. Ciò ha turbato e deve turbare, ancora, le nostre coscienze e suscitare il medesimo sdegno di quando, per la prima volta, si è appreso che ridenti località tedesche si erano trasformate in scannatoi. E che la tanto decantata razionalità di un popolo “filosofico” aveva partorito una assurda contabilità della morte. Una contabilità tale da far passare in secondo piano tutti i genocidi del passato. Ma la memoria della Shoah non deve limitarsi alla pura rievocazione. Non deve esaurirsi in uno sdegno passeggero: uno sdegno dalla durata giornaliera. Perché il razzismo e l’intolleranza che hanno condotto al genocidio nazista – senza dimenticare gli altri, non meno orrendi, genocidi comunisti – imperversano tuttora. In ogni parte del mondo – in nome dell’Islam, di altre ideologie o di interessi politici – si continua ad uccidere, stuprare, usare violenza a persone colpevoli solo di pensare diversamente da chi detiene il potere e il comando. Tutto ciò, per noi Liberi Muratori, è osceno e inaccettabile. Noi abbiamo promesso, nel giorno in cui abbiamo ricevuto la Luce Iniziatica, sia di estenderla a tutti gli uomini, ma anche di difenderne il contenuto. Ossia di difendere, ovunque e contro tutti, la Tolleranza, l’Uguaglianza, la Fraternità e la Libertà: senza di cui dominano solo le tenebre. A questo compito, a questo, alto dovere, a questo nobile impegno ci richiama il giorno della memoria. Se ad esso dovessimo mancare avremmo tradito il nostro Impegno Iniziatico. Non saremmo Liberi Muratori, ma neppure saremmo degni di essere Persone. Questo è il richiamo che rivolge a tutta l’Umanità la Shoah. Non disattendiamolo mai. Claudio Bonvecchio, Grande Oratore del Grande Oriente
Strage Charlie Hebdo. Messaggio del Gran Maestro Bisi al Gran Maestro francese Servel
Strage Charlie Hebdo. Messaggio del Gran Maestro Bisi al Gran Maestro francese Servel pdfstampaCaro Fratello Jean-Pierre, ho appreso con orrore la notizia dell’attacco terroristico alla sede di “Charlie Hebdo” e della uccisione del direttore e dei giornalisti della storica testata della satira francese. Il web sta trasmettendo immagini che mostrano una efferatezza che forse nei nostri Paesi ci era ancora sconosciuta. Da giornalista conosco la forza della denuncia; so quanto lavoro ci sia dietro una pagina, e quanta responsabilità dietro ogni parola. Le vignette di Charlie Hebdo, con lo sguardo straniante della satira intelligente, esprimono meglio di mille editoriali il diritto di rivendicare, sempre e comunque, la libertà di espressione. Come giornalista dico anch’io “Je Suis Charlie”. Come Massone esprimo a Te, a tutti i Fratelli della Gran Loggia Nazionale Francese, la solidarietà del Grande Oriente d’Italia per quanto accaduto a Parigi. Ti abbraccio fraternamente Stefano Bisi
Stragi Parigi. Il Gran Maestro della GLNF ringrazia le obbedienze di tutto il mondo per i messaggi ricevuti
All’indomani della manifestazione di Parigi e della giornata di fratellanza straordinaria che il mondo ha vissuto dopo le stragi di Parigi, Jean Pierre Servel, Gran Maestro della Gran Loggia Nazionale Francese, ringrazia le obbedienze di tutto il mondo per i messaggi di vicinanza e solidarietà ricevuti. Ecco le sue parole. Carissimi Fratelli, miei amati Fratelli, dopo la giornata di fratellanza straordinaria e storica che abbiamo condiviso con tutti coloro che ci sono nostri fratelli per umanità, rivolgiamo un pensiero profondamente fraterno e commosso alle vittime dei terribili attentati che abbiamo subito e alle loro famiglie martoriate. I nostri cuori sono in primo luogo accanto a loro e a coloro che li amavano. Circondiamo con la nostra sincera solidarietà e il nostro profondo affetto fraterno tutti i nostri fratelli ebrei, che ancora una volta, una volta di più, sono stati crudelmente colpiti dall’odio e dalla violenza cieca nell’attacco perpetrato contro il supermercato kosher alla Porte de Vincennes. A tutti i nostri fratelli ebrei diciamo: non siete soli in questa terribile prova. Permettetemi anche di ringraziare a vostro nome, le Grandi Logge straniere che, in gran numero, ci hanno indirizzato messaggi di condoglianza, sottolineando la fortissima emozione fraterna suscitata da questi tragici avvenimenti e dalla reazione del nostro paese. Potrete consultarli tra qualche giorno nel sito della GLNF. Fratelli miei, nessuno può restare muto davanti a tali atti di barbarie, nessuno può più restare indifferente dinanzi a ciò che è successo in Francia. Eravamo senza dubbio in tantissimi a partecipare, personalmente e in modi diversi, alle manifestazioni, al miracolo della straordinaria fraternità che si è svelata ai nostri occhi. Le immagini non sbagliano. L’eggregore, la reciproca comprensione, il rispetto, la benevolenza hanno spalancato le loro porte, preso il volo e trasformato i rapporti tristemente ordinari della vita pubblica. Tutti questi sentimenti che le nostre sorelle e i nostri fratelli per umanità hanno vissuto ieri, noi, nella nostra vita di Massoni, ci prepariamo assiduamente a decifrare e soprattutto ad accogliere e a preservare. Era necessario che per ravvivarli nei cuori dei nostri compatrioti ci fossero queste vittime, questi drammi? Noi lo sappiamo, che spesso è dal cuore del pericolo e dell’orrore, al cuore della morte, che nascono i semi di una vita nuova. Piena di speranza. Si, ancor fragile, una speranza è nata nei cuori. Una speranza che, al di là delle paure e dei retro-pensieri, attraversa gli schieramenti politici, le confessioni religiose, le appartenenze comunitarie o sociali. Non spetta a noi, Fratelli miei, prendere posizione a nome della nostra Obbedienza nei dibattiti sociali e le dispute politiche che inevitabilmente si stanno scatenando. Spetta a noi invece mobilitarci, individualmente, per preservare quotidianamente la bella speranza di fraternità che è nata intorno a ciascuno di noi. Ci spetta, a modo nostro, in virtù del nostro sentimento e del nostro desiderio massonico, di farla trionfare, come ci è possibile, senza parole d’ordine, con tutta la libertà che ci appartiene e che noi amiamo. A diversi livelli, ciascuno di noi, i nostri amici o conoscenti, abbiamo voluto essere fratelli e sorelle, per qualche giorno…Per tradurre questo desiderio di fratellanza, hanno voluto essere “Charlie”. A ciascuno di noi, con il nostro comportamento e il nostro riguardo verso gli altri, spetta di fare in modo che questa volontà di fraternità si traduca concretamente in azioni e che duri un po’ più a lungo. A voi, carissimi Fratelli, miei amatissimi Fratelli, il mio affetto fraterno Jean-Pierre Servel Gran Maestro
Mystic al via. Il Gran Maestro Bisi apre Liff con “Massoneria e Spiritualità”
Bari – 20 Novembre 2014 La Libera Muratoria ha nella società moderna un ruolo di particolare rilievo. Tiene viva una profonda spiritualità laica. Una spiritualità che si fonda sulla tradizione esoterica, ovvero sulla convinzione che l’essere dell’uomo non è separabile dall’essere del mondo e che entrambi costituiscono un’unica totalità, armonica e dinamica, ispirata ad un perenne e incessante divenire. “Mystic”, la XII edizione di Liff, il Levante International Film Festival, di cui è presidente Mimmo Mongelli e direttore Matteo Martinelli, è partita proprio da qui. Dall’intervento tenuto dal Gran Maestro Stefano Bisi, che il 20 novembre, ha inaugurato il ciclo di conferenze e di proiezioni cinematografiche dedicate al rapporto tra uomo e assoluto. Una kermesse che si concluderà il 22 dicembre. Ma soprattutto un’occasione unica per riflettere sui diversi aspetti e volti della spiritualità attraverso dibattiti e opere cinematografiche provenienti da tutti i paesi del mondo. Ricchissima e accurata è la selezione di lungometraggi, cortometraggi, documentari e lavori di animazione, che verranno proposti durante il Festival. Quattro le rassegne principali: Mystic, Finestra a Levante – Tutti i colori di Kieslowski, Il cielo sopra Berlino – Il Cinema tedesco e il trascendente, Mosfilm Anniversary – Ad un passo dal secolo. La Finestra a Levante che racconta la Polonia Kryzstof Kiéslowsky. Grandissimi i registi dei film proiettati: da Lynch a Bresson, da Buñuel a Pasolini a Tarkovskij, Bergman e tanti altri maestri del cinema che, nell’arco della loro carriera, si sono avvicinati alla tematica della religiosità, della spiritualità e del misticismo. Tra i patrocini all’iniziativa anche quello del Grande Oriente d’Italia che quest’anno si affianca ai partner storici come Regione Puglia, Provincia, Comune di Bari, Camera di Commercio Commercio di Bari, Camera di Commercio Italo Orientale, Università di Bari, Accademia di Belle Arti. Nella conferenza stampa del Festival, che si è tenuta il 17 novembre alla Camera di Commercio, il Secondo Gran Sorvegliante Pasquale La Pesa ha rappresentato il Grande Oriente.
Il Gran Maestro Bisi, solidarietà del Grande Oriente ai lavoratori delle Acciaierie di Terni
I Massoni del Grande Oriente d’Italia sono vicini e solidali ai lavoratori delle Acciaierie di Terni, così come a tutti gli altri operai che vivono analoghe situazioni di criticità. Durante la mia recente partecipazione a Perugia, alla riunione del Collegio dei Maestri Venerabili dell’Umbria, sono rimasto profondamente colpito dalla forte preoccupazione espressa dai tanti Fratelli di questa generosa Terra, per quanto sta accadendo ai loro conterranei. La Massoneria lavora per il bene dell’Umanità e la costruzione di una società migliore. Perché ciò accada è necessario che siano tutelati la dignità e i diritti degli uomini. E la dignità dell’Uomo passa attraverso il lavoro. Una persona senza lavoro è lesa nella sua dignità. E l’articolo uno della Costituzione Italiana recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul Lavoro”. Certo, viviamo i tempi difficili della globalizzazione. C’è chi lo ha perso, ed altri ora rischiano di perderlo e fanno sentire la loro voce con coraggio. La saggezza della democrazia e della politica sta nel ridare a tanti uomini la dignità e la speranza di mantenere un lavoro ed a tanti giovani di ottenerlo in futuro. Stefano Bisi Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Roma, Villa Il Vascello, 7 novembre 2014
Laicità e Libertà
Intervento di Mario Magurano Laicità è Libertà Come esplicitato negli statuti del GOI, il nostro intendimento è quello di contribuire in modo costruttivo all’edificazione di una coscienza di pace, tolleranza e libertà, al pieno servizio, quindi, degli altissimi ideali contenuti nella Carta Costituzionale. Occorre anche ricordare che nel momento in cui abbiamo compilato la domanda per essere ammessi nell’Istituzione abbiamo letto l’art. 4 delle Costituzioni dell’Ordine dove in un punto è detto: “Presta la dovuta obbedienza (la Massoneria) e la scrupolosa osservanza alla Carta Costituzionale dello Stato democratico italiano ed alle leggi che ad essa si ispirino”. E la sera della nostra iniziazione abbiamo formulato la promessa solenne e abbiamo detto e sottoscritto: “- di rispettare scrupolosamente la Carta Costituzionale della Repubblica e le leggi che alla stessa si conformino”. Ora, nella nostra Costituzione al Titolo II – I rapporti sociali, all’articolo 32 è detto: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Questo è scritto nella nostra Costituzione entrata in vigore nel lontano 1° Gennaio del 1948! Noi ci rifacciamo e ci ispiriamo alla ininterrotta tradizione iniziatica e spirituale della Massoneria europea nata agli albori del secolo dei Lumi. Da questo punto di vista, la Libera Muratoria aspira a dare un contributo forte, ma non dogmatico, alla costruzione dell’autonomia critica dei singoli, i quali non sono chiamati ad eseguire ordini o ad aderire ad un punto di vista unico, ma a confrontarsi fra loro e con il mondo reale, esaltando i valori dell’eguaglianza, della fratellanza e della libertà, che insieme fondano i presupposti intangibili della moderna democrazia. Il nostro progetto è formare ed educare un cittadino maturo, capace di affrontare le sfide poste dalla complessità sociale in quest’epoca di angosce e conflitti che mettono spesso in crisi la sicurezza e l’equilibrio del mondo. Il vero massone percorre la sua strada cercando la luce perchè è mosso dalla certezza che egli non detiene la conoscenza assoluta e che quindi, gli altri, anche i più diversi, sono per lui interlocutori indispensabili e preziosi al fine di potersi avvicinare ad essa. Egli sa che l’Ordine massonico non possiede affatto una verità rivelata, ma sa anche che la Massoneria, grazie al suo sapere di non sapere offre uno spazio di dialogo per avvicinarsi, senza paraocchi e steccati irremovibili o dogmatici, alla verità. Il primo segreto massonico si rivela, allora, nella capacità di ascoltare, la virtù fondamentale che è richiesta all’Apprendista libero muratore che, arrivato dalla vita profana carico di tutte le sue conoscenze, è invece obbligato al silenzio, affinché apprenda ad ascoltare gli altri e, quindi, solo successivamente a dialogare con essi. Infatti, in Loggia, non si deve convincere, non si deve convertire, non si deve uniformare nessuno. Ciascuno espone, dopo averlo prudentemente meditato, il suo punto di vista, proposto agli altri come un vero e proprio dono di se, che egli offre alla sua comunità e non come soluzione finale e definitiva nel cammino della conoscenza. Diceva Arthur Koestler, che nel 1983 troverà la morte suicidandosi insieme alla moglie, che “l’eutanasia, come l’ostetricia, è un modo per superare un handicap biologico”. Io aggiungo che l’eutanasia volontaria – e sottolineo – volontaria, è semplicemente un diritto umano della prima generazione dei diritti umani, un diritto di libertà: Un diritto che si iscrive nel contesto di una società secolarizzata e pluralistica, nella quale le diverse opzioni personali sono rispettate. Una Massoneria che proponesse solo un bel rituale unito alla sua sublime performace celebrata all’insegna dell’esercizio impeccabile delle capacità mnemotecniche avrebbe ben poco da dire. Il rituale, di fatto, trova il suo senso in un quadro di riflessione speculativa e critica, che permetta all’iniziato di crescere attraverso la continua riflessione sui simboli e archetipi che restano essenziali nel percorso di maturazione individuale e collettiva di una società. Per questa ragione, l’imperitura modernità della Massoneria sta proprio nel fatto che essa resta capace di focalizzare la riflessione del singolo su temi di alto spessore, di favorire un continuo processo di introiezione e di meditazione su temi universali, senza però imporre soluzioni preconcette e chiuse definitivamente. Questa funzione dialogica e critica costituisce una componente fondamentale nel percorso massonico a nostro avviso più autentico; una funzione che era già stata maturata nell’ambito delle prime logge inglesi, che avrebbero poi veicolato, insieme alla ritualità esoterica, ideali filosofici e giuridici i quali sono risultati essere strumenti sostanziali per il processo di creazione della moderna società laica, tollerante e democratica. Il nocciolo della questione è che ciascuno possa decidere da sé, nel pieno possesso delle proprie facoltà giuridiche e mentali o, mancando questo, attraverso un precedente testamento biologico, quando vuol continuare a vivere e quando no. Il tema non è nuovo. “A cosa pensavo principalmente, mentre mi preparavo queste palline nere? Un suicidio per un amore infelice non sono mai nemmeno riuscito ad immaginarlo. Piuttosto, allora, per povertà. La povertà è tremenda. Fra tutte le cosiddette disgrazie esteriori, è quella che agisce più profondamente sull’animo, Ma non sembra essermi vicina: io stesso mi annovero tra i più favoriti dalla sorte, e le scienze sociali mi mettono nella categoria dei ricchi. Quello che cui prima di tutto pensavo era, probabilmente, una malattia. Una malattia lunga, incurabile, disgustosa. Ne ho viste tante, io… Cancro, lupus, cecità, paralisi… Quanti infelici ho visto, a cui avrei dato senza la minima esitazione una di queste pillole se in me, come in tanta altra gente perbene, non fosse più imperiosa la voce dell’interesse personale e del rispetto della polizia, di quella della pietà. E invece, quanto materiale umano, disperatamente e irrimediabilmente rovinato, ho ufficialmente accettato di conservare! E nemmeno mi sono vergognato di riceverne la parcella! Ma si usa far così. Si è sempre saggi a conformarsi all’uso; e nelle che cose che non ci toccano nel profondo del nostro essere, forse facciamo anche bene, a conformarci. E perchè dovrei fare di me un martire, in nome di un’opinione che prima o poi sarà condivisa da tutti i popoli civilizzati, ma che oggi è considerata ancora un reato?” Così si esprimeva Hjalmar Söderberg, letterato svedese, che nel 1905, dopo un travaglio creativo durato due anni, pubblicò un breve romanzo-diario “Il dottor Glas”, che suscitò dapprima lo scandalo dei benpensanti e del mondo letterario, per poi essere riconosciuto come un classico della letteratura svedese moderna. Il tema, appunto, non è nuovo. La novità odierna consiste in un vasto clamore sociale, derivante da una maggiore coscienza dei diritti del malato, dall’invecchiamento della popolazione, e dal fatto che la medicina stessa è in grado di prolungare la vita umana in condizioni assai poco umane. Il fatto è che la vita non è un valore assoluto, la vita deve coniugarsi con la qualità della vita, e quando tale qualità si degrada oltre un certo limite, si ha diritto a “dimettersi”. In molti, moltissimi Stati è riconosciuta la pena di morte. Anche la Chiesa Cattolica nell’articolo 2267 “non esclude” il ricorso alla pena di morte. La morte come pena sì, la morte come sollievo dalla sofferenza no. L’etica laica considera sacro l’individuo in sé, e con esso la sua dignità, la sua personalità, la sua persona, la sua volontà. E dell’uomo è tutta la responsabilità di quella vita. E’ dell’uomo il sacro dovere di rispettare l’orizzontalità di quella vita, che forza fisica non ha più, ma ancora coscienza e volontà. E l’uomo verticale deve genuflettersi per ascoltare la voce dell’uomo orizzontale. Che l’uomo verticale che ignora profondamente la sofferenza di quel corpo morente, che ignora profondamente il silenzio assordante che ascolta tutti i giorni quella coscienza ancora funzionante, abbia rispetto. Che l’uomo verticale freni le sue chiacchiere inconcludenti di fronte alla sofferenza e ne abbia rispetto. Sacro rispetto. Comprenda tutta l’insensatezza che del dolore l’uomo orizzontale percepisce. La sofferenza non può essere una condizione di sudditanza di un uomo all’altro La libertà dell’individuo è il bene assoluto, e noi massoni quella parola l’abbiamo ascritta all’Oriente insieme all’uguaglianza e alla fratellanza. Non sono, non possono essere, parole vuote e senza significato. Il “Non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto a te” significa: “La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce agli altri; così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti” (articolo 4 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 1789). Secondo alcuni detrattori al diritto all’eutanasia volontaria, grazie ai progressi della medicina palliativa e del trattamento del dolore la questione è ormai risolta. A ciò bisogna ribattere che, anzitutto, ben vengano la medicina palliativa e il trattamento del dolore, ma purtroppo c’è ancora molta strada da fare in questa direzione, e comunque l’ultima parola e l’ultima volontà spettano al malato. A rigore, le cure palliative e l’eutanasia non solo non si oppongono le une all’altra, ma sono complementari. Non deve esistere eutanasia se non preceduta da cure palliative, ne cure palliative senza possibilità di eutanasia. Ma vi è di più: se i malati sapessero che rimane loro sempre aperta la possibilità di uscire volontariamente dalla vita, le richieste di eutanasia diminuirebbero, giacché tale “porta aperta” provocherebbe un paradossale effetto tranquillizzante: si saprebbe che, raggiunti certi limiti, l’orrore si può fermare. Attualmente sussiste parecchia confusione circa i generi di eutanasia esistenti e quali siano quelli legalmente ammissibili. La deontologia medica già riconosce la liceità del “doppio effetto” (quando la vita viene abbreviata come conseguenza di una terapia antidolorifica adeguata) e raccomanda di tener conto della volontà del malato. Diventa sempre più chiaro che la cosiddetta eutanasia passiva non è altro che una pratica medica adeguata. Orbene, occorre capire una buona volta – contrariamente alle voci demagogiche che pongono la questione in termini di bianco o nero – che nelle situazioni di eutanasia attiva, l’alternativa non è fra vita e morte, bensì fra due tipi di morte: una rapida e dolce, l’altra lenta e degradante. Tutti sostengono di voler rispettare la dignità e l’autonomia dei malati: Vi è perfino un principio della bioetica che lo prescrive. E allora, come si può costringere un malato a vivere contro la propria volontà? A cosa riducono la dignità questi istigatori della lotta ideologica contro l’eutanasia? Di solito sono gli eredi di coloro che per secoli hanno soffocato la libertà individuale in nome di un qualche alibi collettivo. Vociferano demagogicamente che l’eutanasia è un omicidio: Ma ditemi: l’atto d’amore e lo stupro sono la stessa cosa? Può essere che biologicamente abbiano dei tratti in comune, ma nessuno negherà che la differenza sia assoluta. Nell’omicidio, chi muore lo fa contro la propria volontà; nell’eutanasia, chi è aiutato a morire riceve l’aiuto come un atto d’amore. Si può nutrire rispetto per chi rifiuti l’eutanasia nel nome delle sue credenze religiose; ciò che è intollerabile è che si voglia imporre questa determinata ideologia al corpo sociale nel suo assieme. La nostra società è pluralistica. La nostra concezione della laicità si oppone apertamente ad ogni riesumazione dello Stato Etico, in qualsivoglia versione, iper-razionalista, materialista o confessionale. In una società aperta, il contributo critico delle ideologie, dei valori religiosi e comunitari, rappresenta senza dubbio una risorsa importante, giacché nessuno vuole cancellare la storia e al tradizione dei diversi paesi. Allo stesso tempo, però, la pretesa di uniformare e subordinare le leggi dello Stato ad una visione teologale esclusiva costituisce un pericolo molto serio ed alquanto evidente. La funzione della laicità moderna non è quella si scardinare le leggi o i sacramenti di questa o quella fede, ma di stabilire, in modo equidistante, una serie di norme che salvaguardino la libertà indelebile dell’individuo dall’interferenza di altri poteri non pubblici e statali al contempo miranti ad orientare il diritto secondo principi che non scaturiscono affatto dalla dialettica interna ad una società aperta. I laici non farebbero mai questo ai credenti di qualsiasi fede, non li obbligherebbero mai a seguire le proprie scelte di vita, poiché i laici credono nella libertà dell’individuo, e rispettano per prima cosa la sua volontà. Se a un credente di qualsiasi fede venisse imposta l’eutanasia contro la sua volontà, sarebbero i laici per primi a difendere la sua scelta di non morire Nell’attuale fase storica, in cui mediocri teorie sullo scontro di civiltà sembrano propugnare nuove divisioni e nuove guerre fra gli uomini, ripercorrere la storia dei rituali muratori può essere utile per riproporre un dialogo fra culture, un dialogo che la Massoneria può legittimamente rivendicare come identità costitutiva delle proprie origini e della propria storia. Carissimi Fratelli: la libertà dell’individuo è il bene assoluto. La sua autodeterminazione il bene sostanziale. La vita è di chi la vive. La vita è un diritto, non un obbligo. E’ tempo di concedere all’essere umano la piena padronanza del proprio destino. «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me» A. G. D. G. A. D. U. Mario Magurano 3
Accordi di libertà. A Palazzo Giustiniani convegno con il Gran Maestro Bisi
Palazzo Giustiniani – 29 Ottobre 2014 Palazzo Giustiniani, 29 ottobre 2014, un Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, in veste ufficiale, accompagnato dai Fratelli, ha varcato la soglia della sede storica della Massoneria italiana, quella che fu inaugurata dal Gran Maestro Ernesto Nathan nel 1901, confiscata dal regime fascista nel 1925 e poi, dopo il risveglio massonico nel secondo dopoguerra, abbandonata forzatamente negli anni Ottanta. L’occasione di tornare a Palazzo Giustiniani, ora sede del Senato della Repubblica, e di prendere posto nella Sala Zuccari, che fu il Tempio Maggiore del Grande Oriente, è stata data dalla Fondazione Allori che ha invitato il Gran Maestro Stefano Bisi alla presentazione del libro fotografico “Accordi di libertà”, volume che ripercorre le tappe della firma del Concordato dello Stato italiano con il Vaticano nel 1984 e dell’avvio delle intese con le altre confessioni religiose. Grande interesse del pubblico per tutta la durata dei lavori in cui si sono alternate le voci di esponenti di diverse visioni del mondo, tutte concordi nella necessità di prestare maggiore attenzione alle esigenze di una società ormai pluriarticolata che deve potersi esprimere liberamente, nell’ambito del diritto, in ogni sua manifestazione, ideale, spirituale e religiosa. Il Gran Maestro Bisi ha portato al confronto la visione del mondo della Massoneria e la sua storica tradizione di ininterrotto esercizio di libertà. “Libertà questa bellissima parola che figura come primo elemento distintivo nel trinomio della Libera Muratoria è per noi è sacra e inviolabile – ha detto il Gran Maestro – e perché il progresso e il bene dell’Umanità, per cui ci battiamo da secoli, premino i nostri sforzi, assicurino un radioso avvenire e rendano gli uomini e il mondo migliore, è più che mai necessario che certi momenti che hanno segnato una svolta per i rapporti fra mondi diversi della società siano ricordati come esempio per tutti. Più che mai in momenti di crisi, come quella che sta vivendo in questo momento l’Umanità intera”. “Ben vengano tanti altri ‘Accordi di Libertà’ come quello di cui si è parlato oggi, – ha continuato – magari a livello mondiale, visto i rischi che l’Umanità corre. Lo auspichiamo tutti. Ben vengano altri grandi esempi che possono costituire un ponte d’amore, di pace e di fratellanza universale in un mondo che tanti scellerati fanatismi vogliono invece solo dividere. Ma sino a quando la Temperanza, quella figura femminile raffigurata in una parete di questa bellissima sala Zuccari, alimenterà, insieme alla ragione, il cuore dei più saggi, allora la Libertà non sarà mai in pericolo. E sarà bello confrontarsi e lottare perché chiunque possa affermare le proprie opinioni come scrisse Voltaire nel suo famoso trattato sulla Tolleranza: “Disapprovo ciò che dici, ma difenderò sino alla morte il tuo diritto di dirlo”. Attuali e più che mai urgenti oggi quelle frasi a distanza di oltre due secoli, quando fanatismo religioso, intolleranza e calpestamento dei diritti e delle libertà altrui regnano minacciando gli uomini in tanti angoli della Terra”. Il Gran Maestro Bisi nel suo intervento ha ricordato le parole del Gran Maestro Nathan pronunciate, in una lunga e articolata allocuzione, il giorno dell’inaugurazione di Palazzo Giustiniani come sede della Massoneria: “Lo Stato deve rispettare tutte le fedi; nessuna ha motivo di elevare a dogma, perché nessuna adempie al suo massimo compito: quello di insegnare per sviluppare l’intelletto, d’educare per sviluppare il cuore, addestrarlo all’esercizio della virtù quale dovere civile. Quindi, insegnamento laico fondato soprattutto sull’educazione morale”. “Parole che costituiscono il Dna e il pensiero imperituro della Massoneria – ha continuato Stefano Bisi – che è da sempre aperta al dialogo, al confronto e alla tolleranza, quella tolleranza che ci fa accogliere nelle nostre logge uomini di tutte le fedi e di tutti i colori politici nel massimo reciproco rispetto delle idee di ciascun individuo”. “Essere qui oggi, – ha ribadito – a rappresentare il nostro antico e sempre giovane ed attuale Ordine in un convegno che parla di Memoria e di Accordi di Libertà, è stato quindi per me un motivo di grande orgoglio e anche un’occasione per fare conoscere il patrimonio di valori e di idee perenni e rivoluzionarie della Massoneria. Insieme al Gran Maestro Bisi, sono intervenuti Gennaro Acquaviva, Giorgio Benvenuto, Valerio De Luca, Riccardo di Segni, Lorenzo Leuzzi, Lucio Malan, Yahya Pallavicini. Ha moderato Ignazio Ingrao
Roma, 20 settembre 2014
L’allocuzione del Gran Maestro Bisi, il mondo ha bisogno del nostro pensiero libero “Noi abbiamo il dovere e l’onere di custodire, difendere e trasferire nel mondo i principi che sono ben espressi nel trinomio all’Oriente dei nostri templi: libertà, uguaglianza e fratellanza. Dobbiamo avere fiducia, trasmettere fiducia a chi ci guarda, dare fiducia al prossimo e operare per la costruzione di una civiltà, di una società migliore, di un mondo migliore. Lo dobbiamo fare con il compasso del nostro pensiero libero e puro come l’aria e con la squadra e il regolo dell’equilibrato e corretto agire e non dobbiamo indietreggiare di fronte a niente”. E’ questa la missione della Massoneria del Terzo Millennio secondo il Gran Maestro Stefano Bisi, che in occasione delle celebrazione dell’Equinozio d’autunno e dell’anniversario del XX Settembre, che segna la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva ha parlato nel parco del Vascello, invitando i Fratelli, in tantissimi arrivati da ogni parte d’Italia per la speciale occasione, a contribuire a fare la loro parte anche fuori dai templi. Con lui sul palco tutti gli uomini della sua giunta e l’ex Gran Maestro e suo predecessore Gustavo Raffi. “La paura -ha detto Bisi nella sua allocuzione, citando Paolo Borsellino- è normale che ci sia in ogni uomo”. “L’importante -ha sottolineato- è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, che è un ostacolo che ti impedisce di andare avanti. Ma bisogna andare avanti imperterriti e avere coraggio, tanto coraggio”. “E anche noi, Fratelli -ha aggiunto Bisi- dobbiamo averlo, il coraggio, nell’esercitare con maestria la nostra opera per il bene dell’umanità in uno scenario mondiale che preoccupa e che ci consegna tante situazioni di crisi aperte che minacciano l’armonia umana e mettono sotto scacco la ragione. In un momento di difficoltà ci vuole il coraggio. Le difficoltà stimolano il coraggio, nel coraggio si tempera la forza, con la forza si impone la rotta al destino”. “La trama del tessuto sociale si sta lacerando”, ha osservato il Gran Maestro. “Occorre agire, dunque -è stato il suo invito- con la ragione e con il cuore”. “Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere”. “Queste parole non sono le mie, -ha proseguito il Gran Maestro- ma sono quelle di Giovanni Falcone, un magistrato che ha pagato barbaramente con la vita il prezzo del suo lavoro per la giustizia, parole che sono più che mai attuali. Come non condividerle, ci fanno riflettere”.
Roma, 20 settembre 2014
L’allocuzione del Gran Maestro Bisi, il mondo ha bisogno del nostro pensiero libero “Noi abbiamo il dovere e l’onere di custodire, difendere e trasferire nel mondo i principi che sono ben espressi nel trinomio all’Oriente dei nostri templi: libertà, uguaglianza e fratellanza. Dobbiamo avere fiducia, trasmettere fiducia a chi ci guarda, dare fiducia al prossimo e operare per la costruzione di una civiltà, di una società migliore, di un mondo migliore. Lo dobbiamo fare con il compasso del nostro pensiero libero e puro come l’aria e con la squadra e il regolo dell’equilibrato e corretto agire e non dobbiamo indietreggiare di fronte a niente”. E’ questa la missione della Massoneria del Terzo Millennio secondo il Gran Maestro Stefano Bisi, che in occasione delle celebrazione dell’Equinozio d’autunno e dell’anniversario del XX Settembre, che segna la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva ha parlato nel parco del Vascello, invitando i Fratelli, in tantissimi arrivati da ogni parte d’Italia per la speciale occasione, a contribuire a fare la loro parte anche fuori dai templi. Con lui sul palco tutti gli uomini della sua giunta e l’ex Gran Maestro e suo predecessore Gustavo Raffi. “La paura -ha detto Bisi nella sua allocuzione, citando Paolo Borsellino- è normale che ci sia in ogni uomo”. “L’importante -ha sottolineato- è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, che è un ostacolo che ti impedisce di andare avanti. Ma bisogna andare avanti imperterriti e avere coraggio, tanto coraggio”. “E anche noi, Fratelli -ha aggiunto Bisi- dobbiamo averlo, il coraggio, nell’esercitare con maestria la nostra opera per il bene dell’umanità in uno scenario mondiale che preoccupa e che ci consegna tante situazioni di crisi aperte che minacciano l’armonia umana e mettono sotto scacco la ragione. In un momento di difficoltà ci vuole il coraggio. Le difficoltà stimolano il coraggio, nel coraggio si tempera la forza, con la forza si impone la rotta al destino”. “La trama del tessuto sociale si sta lacerando”, ha osservato il Gran Maestro. “Occorre agire, dunque -è stato il suo invito- con la ragione e con il cuore”. “Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere”. “Queste parole non sono le mie, -ha proseguito il Gran Maestro- ma sono quelle di Giovanni Falcone, un magistrato che ha pagato barbaramente con la vita il prezzo del suo lavoro per la giustizia, parole che sono più che mai attuali. Come non condividerle, ci fanno riflettere”.
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